Curzio in corto?
Curzio chiude così il suo articolo: "È la politica che cambia le cose, e quella non c'è più". Sacrosanto. Ma non si può chiudere con una simile constatazione, bensì questa dovrebbe stare all'inizio di un ragionamento che individui responsabilità e alternative, altrimenti la constatazione in questione diventa autocommiserazione e qualunquista. Insomma, siccome la politica non c'è più dovremmo stare con Veltroni? Se questa è la logica conclusione di Curzio, allora le cose sono due: o ieri ha mangiato pesante e ha subito un corto circuito, oppure ho sbagliato io a giudicarlo in passato.
Se la politica non esiste più, di certo non è per causa divina. Chi doveva governare ha governato esclusivamnte il consenso. Chi doveva fare opposizione ha preferito fare altrettanto, accordandosi con chi governava. Quando l'opposizione è andata al governo ha preferito proteggere gli accordi sottobanco a scapito della legalità, della Costituzione, della democrazia e, in ultima analisi, della politica. Mi sembra ci siano fatti di non difficile interpretazione a supporto di questa mia opinione. Fatti, e persino dichiarazioni esplicite (Violante in Parlamento, video disponibile nel film "Viva Zapatero" e su YouTube).
Dunque se le cose stanno così, ne deriva che affidarsi a coloro i quali questa situazione hanno creato o contribuito a creare non ha alcun senso se non in chiave masochista. A questo punto la domanda è perfino scontata: e dunque? Caro Curzio, una volta assodato che Berlusconi e Veltroni (nominati a titolo simbolico come rappresentanti di una certa sedicente classe politica dirigente) sostanzialmente fanno parte di un sistema integrato e finiscono con l'essere funzionali non solo a se stessi ma anche l'uno all'altro, e una volta stabilito che la situazione è deteriorata - non solo per la fine della politica, ma perché la gente fa sempre più fatica a campare - a chi ci si dovrebbe rivolgere? In chi si dovrebbe confidare?
Maltese scambia per spettacolo o per semplice mal di pancia quello che invece è l'ansia e il relativo urlo di un bisogno che si fa ogni giorno più pressante. Non venire oppressi e dimenticati. La richiesta urgente e pressante di tornare a quella politica intesa come bene comune che non c'è più.
Ci si dovrebbe rallegrare del fatto che esistano Beppe, Marco e Sabina, e che in parlamento sieda Antonio. Senza di loro, l'urlo non si sfogherebbe più in maniera pacifica, parlando di dati, mandando a fare in culo un po' di gente (che comunque secondo me se lo merita) e cercando di costruire una alternativa democratica. Con tutta probabilità, invece, tornerebbe a sfogarsi con le P38. O peggio.
C'è modo per verificare chi ha ragione. Secondo Maltese, Di Pietro verrà costretto a dissociarsi, e a termine più lungo verrà ridotto allo 0,5% delle preferenze elettorali. Per il momento non si è dissociato, e io prevedo che l'Idv alle prossime elezioni prenderà un pacco di voti. Staremo a vedere. Per il momento, temo che riguardo a Curzio Maltese avesse ragione Massimo Mazzucco in questo suo articolo del 2007.