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Sedicenti manager

Posted by Max on 22:30
Lunedì scorso tutto il mio gruppo è stato chiamato da uno dei sedicenti "top-manager" dell'azienda per comunicazioni. Il fine settimana precedente, infatti, tutti i sedicenti "top-manager" si erano riuniti per analizzare la situazione e prendere decisioni.

Lo sanno tutti che quando i "top-manager" si riuniscono non finiscono mai col decidere gratifiche, bonus, premi, promozioni. Almeno nell'azienda dove lavoro io (da oltre 11 anni). Solitamente sono cazzi che volano bassi, ma dato che hanno già cercato di licenziarmi lo scorso gennaio e non ho nulla da perdere, lunedì si annunciava un gran divertimento. Che puntualmente c'è stato.

Le cosiddette comunicazioni, in buona sostanza, si sono ridotte a una vaga enunciazione di cifre, tutte negative e ovviamente non riscontrabili. Perdite per un milione di euro due mesi fa, perdite per mezzo milione di euro il mese scorso. Il magazzino è troppo alto, va ridotto entro fine anno al valore di dieci milioni di euro. Poi l'annuncio del diluvio: se non si corregge qualcosa, entro un anno l'azienda non esisterà più. Infine le pressanti richieste da parte di banche e investitori. E allora eccole queste richieste e queste correzioni. Nessuna nuova assunzione, niente tredicesima, e poi - reggersi forte - rinuncia al 10 percento del salario, individuazione degli "incapaci" e conseguente licenziamento.

Domanda: siamo qui per ricevere comunicazioni o anche per discuterle? Risposta: solo per ricevere comunicazioni.
Domanda: non ci avete già provato un paio d'anni fa, addirittura in termini più aspri (riduzione del 20 percento degli stipendi), senza riuscirci? Risposta: eh sì sì, ma oggi c'è la crisi...
Domanda: queste banche che pretendono tagli e licenziamenti sono per caso le stesse che fanno male il loro lavoro, chiedono aiuti allo Stato (ma senza volersi far controllare o supervisionare dallo stesso), poi non concedono il credito e determinano la crisi nella quale anneghiamo? Risposta: eh sì sì, lo sappiamo che il sistema è marcio, ma noi dobbiamo reagire... (non detto, reagire non contro di loro ma facendo come vogliono loro: grande reazione!).
Domanda: si rende conto che se decidete di licenziare gente, dovrete presentare il cosiddetto "piano sociale", seguendo leggi e regole ben precise? Ovvero non potete licenziare seguendo il criterio della presunta incapacità? Risposta: dobbiamo assolutamente disfarci degli incapaci altrimenti fra un anno l'azienda salta.
Domanda: Lei sa che a gennaio scorso avete tentato di licenziarmi con queste stesse motivazioni, e io rappresento l'esempio vivente del fatto che quei criteri forse vanno bene negli Stati Uniti, ma in Europa le cose sono diverse? Risposta: se non licenziamo, fra un anno non ci siamo più.

Cosa si può dire? C'è un proprietario che subisce (o più probabilmente si inventa) pressioni da parte di malfattori travestiti da banchieri e da investitori ingordi. Che dimentica che se l'azienda è cresciuta da un sottoscala alle dimensioni di oggi è anche grazie agli impiegati che oggi si vorrebbe scomparissero. E in ogni caso che non permette a nessuno di verificare i dati che propone. Insomma dovremmo avere fiducia pronta, cieca ed assoluta. Un assegno in bianco. Poi c'è un numero di sedicenti manager che teoricamente dovrebbero non solo dirigere le operazioni commerciali, ma in qualche modo fare da consulenti al proprietario per evitare di prendere cantonate, e anche difendere coloro che lavorano nei loro gruppi. In realtà questi sedicenti manager sono dei semplici accoliti, famigli, portaborse, insomma degli yes-men. L'unica cosa che importa è non far brutta figura col proprietario.

Inciso. Questo sedicente manager è esattamente lo stesso che qualche anno fa fece lo stesso discorso, avvisandoci di tagli salariali e che chi non accettava avrebbe dovuto mettere in conto "conseguenze" (leggi licenziamento). Un venerdì durante la pausa pranzo poi era tornato per metterci la letterina con l'annuncio ufficiale davanti al computer, per poi sparire per due settimane di vacanza. Tanto a lui cosa importava? L'azione era illegale, lui l'aveva firmata per conto del proprietario, poca importanza aveva se al suo ritorno ci fossero state venti azioni legali ad attenderlo. Una volta convinto (da me) il proprietario che non era il caso di provarci, al suo ritorno il sedicente non aveva trovato di meglio che chiamarmi a un colloquio privato per dirmi che lui doveva dire qualcosa, perché alla fine era lui che ci faceva la figura del coglione (esatto!) ma che lui aveva semplicemente eseguito un ordine e che quindi non era responsabile. Pareva Göring al processo di Norimberga!

In azienda non esiste rappresentanza sindacale: chiunque abbia provato è stato licenziato. Contro la legge, naturalmente, ma i tempi erano diversi. Trovare lavoro era più facile, la liquidazione andava bene... Oggi la musica è diversa.

Lavoro in azienda da oltre 11 anni. Da oltre 8 non vedo un aumento di stipendio. Regali non me ne hanno mai fatti. Anzi nel corso degli anni mi hanno tolto la gratifica, la tredicesima è stata a volte pagata "a rate" e a volte neppure nella misura dovuta. Adesso, anche secondo qualche collega leccaculo e paraculato quelli come me dovrebbero addirittura farsi da parte volontariamente per evitare danni agli altri. Poco importa, anzi va assolutamente evitato di verificare se i "low performer" (ovvero gli "incapaci", quelli che portano dentro pochi soldi) fanno o non fanno bene il loro lavoro pagando lo scotto di crisi oggettive e globali, o peggio ancora scelte aziendali sbagliate. Sia mai! Incapace perché devi vendere, conta solo quello.

Ma al di là del fatto che le previsioni catastrofali non sono verificabili (quindi dubitarne è doveroso più che legittimo), io ho un contratto, regali - ripeto - non me ne hanno mai fatti né la direzione né tantomeno i colleghi, quindi non vedo perché dovrei accettare di essere considerato come un incapace e in ogni caso perché fare loro dei regali. Si va secondo contratto e secondo leggi. I regali sono per gli amici. In ogni caso, è un regalo più importante dimostrare che non sempre è indispensabile piegarsi, bensì che la tutela dei propri diritti è ancora un valore ed è - tenersi forte - possibile! Che senso ha ammettere che il sistema è marcio, ma pretendere che si continui secondo quel sistema, facendone pagare le conseguenze non a chi ha provocato il tracollo ma a chi ha sempre lavorato con impegno e coscienziosamente?

Vogliono ridurre il salario? La risposta è no. Mica me l'hanno aumentato solo perché si cresceva, perché ora dovrebbero tagliarmelo? Io, che prendo quello che prendo, dovrei fare un favore a chi prende i milioni o comunque molto più di me?
Vogliono licenziarmi? Bene: allora prima quelli che sono in azienda da meno tempo, prima quelli più giovani, e così via. Si chiama "piano sociale" e tende a tutelare chi è più esposto alla crisi. In ogni caso devono dimostrare che ci sono le perdite, che i tagli sono indispensabili, e devono offrire una liquidazione degna di quel nome. Poi devono spiegare come mai a fronte dei licenziamenti stanno assumendo in altre aziende del gruppo. Poi devono spiegare come mai anche la settimana scorsa c'è stato almeno un colloquio di assunzione anche in azienda da noi. Infine devono dimostrare l'incapacità di coloro i quali vorrebbero licenziare, rispetto ai colleghi.

Insomma, tanto rumore per nulla. Loro pensano di mettere sulla strada chi pare a loro, e che di fronte al giudice basterà piagnucolare che c'è la crisi. Ma non sarà così.

Quando tentarono di tagliarci lo stipendio anni fa mi incazzai di brutto. Ora li conosco. Gliele canto e me ne fotto. Io vinco comunque. Se resto, continuo a prendere uno stipendio. Se mi costringono ad andarmene, mi dovranno liquidare e mi godrò nuovamente le scene davanti al giudice. E in ogni caso con la coscienza e l'orgoglio di non essere uno squalo ingordo, ingiusto e senza scrupoli come loro.

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Anche Paolo era un illuso

Posted by Max on 18:27
Paolo Borsellino moriva il 19 luglio 1992. Due giorni prima, racconta la moglie, diceva: "Io non vedrò i risultati del mio lavoro, li vedrete voi dopo la mia morte, perché la gente si ribellerà, si ribelleranno le coscienze degli uomini di buona volontà".
Ribellarsi a cosa? Alla mafia? Per ribellarsi alla mafia bisogna ribellarsi agli apparati dello Stato, che ne sono intrisi. Significa la rivoluzione. E da quando in Italia si fanno le rivoluzioni?
Perfino la marcia su Roma non era che una marcetta di quattro straccioni che sarebbero stati facilmente dispersi se quel coglione delinquente del re pipetta avesse fatto schierare un paio di mitragliatrici.
L'Italia non è paese da rivoluzione. Le rivoluzioni italiane si fanno con le pugnalate alle spalle, il silenzio rancoroso e l'improvviso cambio di bandiera. Tutti vincono perché nessuno perde. Tutti amici del potente di turno, e quello che va in disgrazia scompare. A Piazzale Loreto, o a Hammameth, o a Santo Domingo a seconda delle stagioni.
Gli illusi come Falcone e Borsellino ci rimettono la pelle.

La sera in cui arrivò la notizia dell'attentato ero in pizzeria con una masnada di gentucola, dopo una giornata passata in spiaggia. Io ero ammutolito, gli altri come se niente fosse. "Un regolamento di conti al sud", dicevano, "tanto laggiù sono tutti mafiosi". Orrendo. Non sono mai più uscito con quella gente, ed è facile immaginarli impegnati a far soldi, votare Lega e sputare sugli immigrati che magari fanno lavorare a prezzi da schiavi.

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Due per uno e avanti

Posted by Max on 22:35
Veltroni riabilita (a titolo personale) il fu pregiudicato, Napolitano firma una legge da ventennio. Violante che si lamentava dell'aggressività di Berlusconi al quale hanno permesso di tenere le televisioni in barba alla legge, D'Alema che dice che oggi non si può fare a meno delle scatole cinesi. Questi sarebbero gli ex-comunisti. Gente cresciuta a fianco di Berlinguer.
Forza Di Pietro, forza De Magistris. Alle prossime elezioni: 12-15%.

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