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Corsi e ricorsi

Posted by Max on 18:40
Son circa 15-20 anni che l'interesse politico non è più di moda. Se ne parli ti considerano noioso - se va bene - o un dinosauro. "Ma dai che si sta bene, che a noi va bene". Scomodo. Intanto, un pezzo alla volta i diritti di chi lavora, e ora anche di chi si dovrebbe preparare a entrare nel mondo del lavoro, se ne vanno.

Le banche prestano o non prestano soldi alle aziende. I prezzi crollano. Per chi vende, fare gli stessi numeri degli anni precedenti diventa impossibile. Ma il bello - ed è davvero da pisciarsi addosso dal ridere - è che poi vengono a dirti: "al padrone dell'azienda non interessa la crisi. Vuole i numeri. I giornali meglio non leggerli, troppo pessimismo". Qui all'estero, sono le stesse teste di cazzo che poi ci rompono i coglioni perché abbiamo quell'altra testa di cazzo a capo del governo in Italia. Eppure, uno pensa, la pensano allo stesso modo!!!

Poi ti dicono: "Le banche - che ci prestano i soldi - vogliono i "numeri", la "crescita". Allora tu ti fermi un attimo e ti chiedi se stai vivendo un sogno, o meglio un incubo, se ti stanno prendendo per il culo o se sono davvero dei coglioni totali. In realtà tutti i casi esposti sono pertinenti e esprimono la categoria.

Allora tu ti fermi di nuovo e gli dici: "Ma vi rendete conto che mi state dicendo che io, lavoratore, dovrei rendere a conto e pagare a voi la crisi messa in piedi dai vostri governi liberisti con l'apporto determinante delle banche che oggi vi prendono per il collo?" e loro ti rispondono che questa è politica e qui non si fa politica, si fa business.

Il cazzo!

È da anni che dico che questo modello non paga, che prima o poi viene giù tutto. E finché a far finta di niente sono quelli del "management" dei miei coglioni, passi. Non ci si può aspettare di meglio da feccia del genere. Quello che rompeva i coglioni sonoramente era l'atteggiamento dei colleghi. Sei uno che ha voglia di rompere i coglioni, uno che non ha voglia di lavorare. Allora ripenso al bonzo, canzone che ascoltavo da bambino senza capirne bene il significato dato che ero troppo piccino per sapere del mondo del lavoro.

Eccola qui, monumento al passato e, purtroppo, al futuro.

A un, a du, a un du tri quatr...
M'han detto che un bonzo
("un bonzo...chi è ?")
Un prete buddista
("ah!")
si è bruciato
("'sto bonzo...")
Si è cosparso di benzina
nella piazza principale e poi ehhhhhh......
("Che cosa è successo?")
Niente!
S'è dato fuoco da sè
perché vuole la libertà

La libertà de brusà
De brusà per pudè campà
Per campà per lavurà
Lavurà per pudè brusà
("Ah! ah! ah!")

M'han detto che in Fiandra
("in Fiandra...dov’ è ?")
nel Belgio
("ah!")
È saltata per aria
'na miniera
("de carbun!")
Son finiti bruciacchiati
Asfissiati, anneriti dal grisùùù- uhhhhhhhh
("che cos’è successo?")
Niente!
Più di sessanta terùn
Son finiti all’aldilà
Han finì de tribulà
De tribulà per pudè campà
De campà per lavurà
Lavurà pe pudè ‘sfissià

Io c’ho la macchina
c’ho un bel mestiere
e non faccio il minatore
c’ho la mutua
c’ho la casa al terso piano e
c’ho i servizi col bidet
cosa interessa a me
della mia libertà
La libertà de brusà
de brusà per pudè campà
e campà per tribulà
E tribolare per campare
E tribulà per pudè campà
E de campà per pudè ‘sfissià
E de sfissià per pudè campà
E libertà per pudè brusà

M’han detto ier sera
("ier sera ? cus’è ?")
Il dottor Biraghi
("chi è ?")
il caporeparto
("ah!")
che son licenziato
in tronco

È per via della flessione
sul mercato principale e poi ehhhh- uuuuhhuuhhh
("Che cosa è successo ?")
Piango!
Des' m’interessa anche a me
della mia libertà
La libertà de brusà
De brusà per pudè campà
Libertà de lavurà
De lavurà e dopo asfissià
Lavurà per pudè campà
E tribulà per pudè murì
("Ah! ah! ah!")

Non c’ho più la macchina
son disoccupato
la mia donna mi ha lasciato
sensa mutua
sensa casa
non c’ho piu’ neanche il bidet

Sono qui peggio di un bonzo
Non c’ho neanche la benzina per bruciaaaarrr uuuuuhhhhhhhh
Des' m’interessa anche a me
della mia libertà
Libertà de lavurà
de lavurà per pudè campà
E campà per poi tribulà
E tribolare per campare
E campà per pudè brusà
E libertà e libertà
Allora libertà ... confessione
No, confessione e libertà
No, libertà e rivoluzione
No ... sì ... rivoluzione
No... rivoluzione
Si' ... si’ si’ , rivoluzione
Libertà di rivoluzione
È libertà la rivoluzione
Libertà per tribulà
E libertà per la rivoluzione
Libertà ... rivoluzione
Liber... rivo...
rivolu ...
rivo ...
rivo ...
rivolu ...
rivolu ...
rivolu ...
rivoluzione
rivoluzione
rivoluzione
rivoluzione
rivoluzione
...
...
...

Un! Due!
Un! Due!
Rivoluzione!
Un! Due!
Un! Due!
Rivoluzione!
Un! Due!
Un! Due!
Rivoluzione!
Un! Due!
Un! Due!
Rivoluzione!
Un! Due!
Un! Due!
Un! Due!
Un! Due!
...
...
... Piangoooo!

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carnevale per natale

Posted by Max on 15:34
Ho appreso distrattamente della mancata ammissione dei referendum proposti da Beppe. Ho pensato: chissà quale stupidaggine formale avrà combinato il buon Beppe. Poi oggi vado a leggere l'articolo del Corriere e cosa scopro? A presiedere la Commissione per i referendum è Corrado Carnevale, edella commissione fa parte Kossiga.

La democrazia italiana è in una botte di ferro. Sì, come quella di Attilio Regolo!

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Vedremo

Posted by Max on 18:03
Conosco gente negli Stati Uniti che, anche dopo il crollo di popolarità dell'ormai ex-presidente, diceva cose tipo "gi manderò una torta per il compleanno", o addirittura "affanculo la Costituzione, ricandidiamolo per la terza volta". Altri, meno fondamentalisti, che sostenevano che nonostante tutto non sentivano Obama come qualcuno che potesse rappresentarli, riferendosi al colore della pelle in un modo che non sono riuscito a stabilire se contenesse o meno elementi razzisti. Credo di no, anche se la complessità delle sfumature del problema è difficile da cogliere per me che non sono americano.

Soprattutto i primi, ovvero i fondamentalisti, escono più che malconci dal risultato delle elezioni. Direi annichiliti. E ora mi fanno temere per la salute del presidente. Si tratta infatti di gente che, per un motivo o per l'altro, è assetata di sangue. Gente che ha voglia di menare le mani, che non si rassegna né ritiene di poter esprimere anche il dissenso più estremo rimanendo necessariamente sui binari della democrazia. Non è gente che organizza manifestazioni in Campidoglio. È gente che spara, come a Kennedy e come a Luther King. È gente che digrigna, cova e trama, ai quali la Costituzione sta bene solo quando vincono e quando possono calpestarla impunemente. Non sono pochi individui.

Sono gli stessi che, nel loro odio viscerale, gioivano delle indagini e delle spese legali enormi del procuratore Starr che indagava sulle menzogne a sfondo sessuale di Clinton, ma protestavano in modo scomposto di fronte al semplice tentativo di indagare sulle menzogne a sfondo guerrafondaio di Bush, con buona pace di princìpi e coerenza. Farsi fare un pompino da una stagista e mentire al jurì, peccato capitale. Scatenare guerre basate su menzogne, mandando a morte migliaia di soldati e centinaia di migliaia di civili, reintroducendo la pratica della tortura, i campi di concentramento e seppellendo la convenzione di Ginevra, quello va bene. Misteri.

Staremo a vedere di cosa sarà capace il nuovo presidente. Se davvero intraprenderà passi per cambiare profondamente il sistema di caste e privilegi in politica e finanza, le possibilità che lo facciano fuori sono - a mio avviso - altissime. Per quanto mi riguarda, convinto come sono che gli attacchi alle torri siano stati un "inside job", attendo Obama su quel terreno per vedere se avrà il coraggio di far indagare in maniera più seria (e ci vorrebbe davvero poco) di quanto non abbia fatto la commissione 9/11.

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Quei comunisti degli americani!

Posted by Max on 15:39
Sono affascinato dal capitalismo, specialmente quello puro e duro dei neo-con.
E naturalmente non posso non essere meravigliato dalla sua massima espressione, il "Paese delle grandi opportunità": gli Stati Uniti.
"Il mercato si regola da solo!" sentenziano un giorno sì e l'altro pure. "La legge della domanda e dell'offerta!". "Chi è più competitivo vende, chi lo è meno non vende e alla fine deve chiudere!".

Il protezionismo a difesa dell'agricoltura americana da parte del proprio governo contro i prezzi inferiori di frutta e verdura importate da Paesi "in via di sviluppo" non mi pare vada esattamente nella direzione del libero mercato. A proposito: i famosi paesi-in-via-di-sviluppo. Li sentivo chiamare così 35 anni fa. Io nel frattempo mi sono "sviluppato", loro sono ancora lì che devono sviluppare. Forse Via di Sviluppo è una nuova casellina del Monopoli.

Una guerricciola commerciale per via del protezionismo statunitense l'abbiamo avuta anche noi in Europa, recentemente. Se non ricordo male a causa dell'acciaio. Il princìpio del liberismo duro e puro degli americani (ma non solo degli americani, bensì del capitalismo in genere) andrebbe infatti così integrato: "il mercato si regola da solo, purché ad approfittarne alla fine siamo sempre noi". Allora si capiscono meglio i protezionismi.

Adesso è fallita una banca enorme. L'hanno lasciata morire. Sconquassi, casino, migliaia di miliardi di perdite dappertutto... Bene, è il mercato che si regola da solo, pensavo. Ma prima ne hanno salvate altre due, e oggi ne hanno salvata un'altra. Si sarebbero schiantate con ripercussioni micidiali su tutto il sistema finanziario, altrimenti. Ma per salvarle... le ha di fatto acquisite... tenersi forti... lo Stato! Ebbene sì, siore e siori. Una nazionalizzazione in piena regola. No, non è la Cuba comunista di Fidel Castro, stiamo parlando degli Stati Uniti, e in particolare degli Stati Uniti iper-liberisti di Bush e Cheney!

Non so gli altri, ma io sto morendo dalle risate.

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"Intellettuali" schizzinosi

Posted by Max on 13:23
Scriveva ieri Alberto Asor Rosa sul Manifesto un articolo dal titolo Più del fascismo. Eccolo di seguito, con i miei commenti.

Il terzo Governo Berlusconi rappresenta senza ombra di dubbio il punto più basso nella storia d'Italia dall'Unità in poi. Più del fascismo? Inclino a pensarlo. Il fascismo, con tutta la sua negatività, costituì il tentativo di sostituire a un sistema in aperta crisi, quello liberale, un sistema completamente diverso, quello totalitario. Pochi oggi possono consentire con la natura e gli obbiettivi di quel tentativo; nessuno, però, potrebbe contestarne la radicalità e persino, dentro un certo assai circoscritto ambito di valori, le buone intenzioni. Berlusconi invece non è che il prodotto finale e consequenziale di una lunga decadenza, quella del sistema liberaldemocratico, cui nessuno per trent'anni ha saputo offrire uno sbocco politico-istituzionale in positivo: è il figlio naturale del craxismo; è il figlio naturale dell'affarismo democristiano ultima stagione (ben altri titoli d'onore si possono inscrivere nel blasone storico della Dc); è il figlio naturale dell'incapacità dimostrata nella politica in questo paese di rappresentare gli «interessi generali» e non quelli, inevitabilmente affaristici, anche quando non personalmente lucrativi, di piccoli gruppi autoreferenziali, che pensano solo a se stessi.

Berlusconi, dunque, prima che essere fattore di corruzione, nasce da una lunga, insistita, fortunata pratica della corruzione: rappresenta fedelmente la decadenza crescente del pianeta Italia; per forza di cose non sa che governare attraverso la corruzione: la diffonde spontaneamente intorno a sé; crea un vergognoso sistema giuridico per difendersi quando sia stato colto in passato con le mani nel sacco e per continuare a farlo impunemente; modella l'Italia secondo il suo sistema di valori e, man mano che l'Italia degrada, ne viene alimentato.

In un articolo apparso sul Corriere della sera (13 luglio), come al solito intelligente ed acuto, Ernesto Galli della Loggia se la prende con il «moralismo in un paese solo», che sarebbe il nostro e che consisterebbe nel pensare che «L'Italia che politicamente non ci piace è fatta di gente moralmente ottusa guidata da un malandrino». L'accusa di moralismo astratto e vaniloquente - Galli della Loggia con la sua intelligenza dovrebbe ammetterlo - sarebbe molto meno pungente se la situazione italiana fosse quella da lui descritta. Insomma, il moralismo vano è fastidioso (lo dico con cognizione di causa, avendo studiato a lungo, e con analogo rigetto, gli antigiolittiani). Però alla lunga può diventare ancor più fastidioso che i critici del moralismo non ci dicano se al centro del problema non ci sia la corruzione dominante, e insieme con questa il suo principale rappresentante e beneficiario.

Per corruzione non intendo soltanto, e neanche principalmente, l'appropriazione indebita di denaro pubblico e privato e il culto quasi parossistico del proprio interesse personale: ma la degenerazione del sistema dentro cui il gioco politico, sempre più solo formalmente, continua a svilupparsi: il malcelato disprezzo della Carta costituzionale; l'evidente estraneità alle «forme» (cioè alla «sostanza») della democrazia; la denegazione crescente della separazione dei poteri; l'incapacità dei politici - tutti - di sottrarsi al gioco mortale della pura autoriproduzione; la tendenza in atto a sottomettere tutto a un potere unico. E accanto a questo, la pulsione - per usare una vecchia ma non del tutto inadeguata terminologia - a connotare in senso sempre più ferocemente classista i valori cosiddetti condivisi della morale pubblica e le scelte di politica economica.
È altresì evidente, come giustamente osserva Galli della Loggia, che vedere le cose in questo modo significa mettere all'ordine del giorno anche una riflessione sullo stato attuale della «democrazia rappresentativa» in Italia. Se infatti è per il voto degli elettori italiani che questo scempio può continuare ad ingrandirsi, questo non ci autorizzerà a buttare a mare per intero il sistema ma neanche a giustificare o ignorare lo scempio perché è il voto popolare, fatto in sé astrattamente positivo, a convalidarlo e produrlo. Se, ripeto, le cose stanno così, è evidente che c'è qualcosa (parecchio?) da cambiare o da aggiustare.

Arrivo a una prima conclusione. Io mi sentirei di dire che questo è uno dei momenti della storia italiana in cui «questione sociale» e «questione nazionale» fittamente s'intrecciano, fino a costituire un unico «nodo di problemi» da affrontare insieme. Questo vuol dire che il bisogno di «unità», per quanto tormentato e difficile, è altissimo. Uno degli errori strategici più gravi che si siano commessi nel corso dell'ultimo ventennio è l'essere andati separati - riformisti e radicali - alle ultime elezioni: gli uni, vantandosene come della scoperta del secolo; gli altri, consentendovi con pallida e autolesionistica tracotanza.

Per affrontare questo «nodo di problemi» è fin troppo evidente che le forze politiche dell'attuale opposizione risultano inadeguate. Perché la difficoltà attuale sia superata bisognerebbe che tutte le forze interessate, sia pure da angoli visuali diversi, guardassero fin d'ora a questo traguardo: sto parlando dunque di un processo, non di un arrangiamento fra capi e capetti.

Del Pd non saprei che dire se non che dovrebbe imparare presto a far bene il suo mestiere, che sarebbe quello, se non erro, di un partito moderato che guarda a sinistra (perché se decidesse, da partito moderato, di guardare a destra, il berlusconismo oggi tanto deprecato ci apparirebbe solo una tappa verso precipizi ancora peggiori). Sulla sinistra, che c'è e non c'è, e che in mancanza di altro si dilania, mi sentirei di fare alcune considerazioni di massima.

Il recente congresso di Rifondazione comunista ha avuto il merito di separare più nettamente che in passato i «comunisti» da tutti gli altri. I «comunisti» - per carità, bravissimi compagni, con cui non sarà impossibile mantenere rapporti - vanno per una loro strada, che non porta da nessuna parte. E gli altri? Gli altri dovrebbero porre alla base del loro futuro quel profondo ragionamento critico e autocritico, che finora è mancato e che lo stesso Bertinotti, se si escludono gli ultimi, disperatissimi mesi pre-elettorali, ha accuratamente evitato di affrontare. La cosa riguarda nello stesso modo l'intera galassia di quella parte della realtà politica italiana (che esiste, e come), la quale non s'adatta né alla formula corruttiva berlusconiana né all'opposizione moderata del Pd né alle risposte, piene di pathos, ma programmaticamente e ideologicamente assai deboli del dipietrismo (e di altri fenomeni analoghi ma deteriori).

Se mai ci sarà una Costituente di sinistra (come io mi auguro), mi piacerebbe che i suoi promotori tenessero conto che esistono tre comparti di problemi, uno programmatico, uno strategico e l'altro organizzativo, con cui - quali che siano le soluzioni da proporre - non si dovrebbe evitare di confrontarsi.

Il comparto programmatico è di gran lunga il più importante, ma qui posso evocarne solo il principio ispirativo. Se non si è comunisti, si è riformisti: bisogna accettare l'inevitabilità di questo décalage storico. Ma ci sono molte forme di riformismo: e ciò che le distingue è il programma (di cui non c'è traccia alcuna nei recenti dibattiti, anche quelli congressuali!).

Quella cui io penso è una forma molto radicale di riformismo, che preme su tutti i gangli della vita sociale, va più in là, s'occupa in modo più generale della «vita», delle collettività ma anche di ognuno di noi individualmente inteso, e propone soluzioni che spostano i rapporti di forza. Il cambiamento è in atto da quando lo si inizia, non c'è bisogno di arrivare al risultato finale per conoscerne tutti gli effetti. Dal punto di vista strategico non si potrà fare a meno di comporre in un quadro unitario «questione sociale» e «questione ambientale».

La cosa, se si entra nel merito, è tutt'altro che semplice: una classe operaia ecologista ancora non s'è vista ma neanche s'è visto un militante ecologista capace di «pensare» la «questione sociale» contemporanea. E pure sempre più avanza la consapevolezza che il destino umano risulta dalla composizione, meditata e razionale, delle due prospettive e cioè, per parlarne in termini politici, dalla sovrapposizione e dall'intreccio del «rosso» e del «verde».

Infine: se qualcuno pensa che la crisi della sinistra si risolva creando un nuovo piccolo partito dei frantumi dei vecchi, farebbe bene a cambiare opinione il più presto possibile. Ciò a cui sembra opportuno pensare è un vasto e persino eterogeneo movimento di forze reali, che sta dentro e fuori i vecchi partiti e per il quale vale la parola d'ordine che l'unica organizzazione possibile è l'autorganizzazione: una rete di istanze e rappresentanze diverse, collegate strategicamente e non gerarchicamente, che assorba e rivitalizzi le vecchie forze piuttosto che viceversa.
Certo, perché il discorso funzioni è necessario ammettere che tutte le volte in cui in Italia si riaffaccia una «questione morale» - cioè, come ho cercato di spiegare, un problema di degrado e di corruzione della vita pubblica e della democrazia - torna ad affiancarlesi l'ancora più stantia e veramente obsoleta parola d'ordine di una «rivoluzione intellettuale e morale». È questo cui pensiamo quando diciamo che la lotta al berlusconismo è al tempo stesso «questione sociale» e «questione nazionale»? Siamo retro al punto di rispondere tranquillamente di sì a questa domanda. In fondo tutto si riduce a questa semplicissima prospettiva: cambiare i tempi, i modi, le forme, i valori, i protagonisti dell'agire politico in Italia. Il resto verrà da sé.


Concordo più sull'analisi iniziale che sul resto. Ma soprattutto non concordo con il giudizio sul "dipietrismo". Se è vero, come sostiene anche Asor Rosa in conclusione al suo intervento, che è necessario "cambiare i tempi, i modi, le forme, i valori, i protagonisti dell'agire politico in Italia", vorrei capire come lui pensa di poterlo fare a partire dalle condizioni attuali. Questo è lo scoglio sul quale si scontra ogni pensatore critico. Si possono cambiare i dirigenti senza cambiare prima i valori? E si possono cambiare i valori se si continua a essere guidati (!) da questi dirigenti? Suona tanto da comma 22 delle Sturmtruppen.

Come si può opporsi a Berlusconi e al berlusconismo se non si ha la forza o il coraggio per andare al governo e cambiare, cancellare (sì, cancellare!) le leggi ad personam? Come si fa a denunciare lo scempio della democrazia, la cultura dei furbi, e al tempo stesso accusare di non avere programma e ideologia l'unico che sostiene a gran voce che la legge dev'essere uguale per tutti? Non sono princìpi quelli? E non rappresentano forse la base per un qualsiasi programma che si riproponga di rimettere ordine nella devastazione del costume e della democrazia italiani? Eccola la schizofrenia, l'ipocrisia. Parlare di moralità e di equità va bene, ma a patto che a parlarne siano Veltroni e D'Alema? E se loro non lo fanno, allora chiunque altro non va bene? Intellettuali di sinistra, o presunti tali: datevi una regolata, toglietevi snobismo e puzze da sotto il naso. Se tollerate Berlusconi al governo senza chiamare alle armi, non potete improvvisamente fare gli schizzinosi con Di Pietro.

Del resto, quella "forma molto radicale di riformismo" alla quale pensa Asor Rosa, Veltroni non gliela darà mai. Per non scontentare i teo-dem, il papa, i moderati, i cattolici, per paura che a dire no sia perfino il suo gatto, per non sentirsi dare del comunista (oddio!). Non c'è niente di radicale nel Pd tranne la paura di perdere voti. Col probabilissimo risultato di andare a perderne un sacco alle prossime elezioni (se si terranno).

Non c'è nessuna "rivoluzione intellettuale o morale da fare". Basta(va) difendere e applicare le leggi che hanno garantito 60 anni di democrazia. Non c'è niente di retro in questo. E se invece c'è, allora siate voi, teste fine, pensatori eccellenti, intellettuali di sinistra e non, a suggerire quali sono il metodo, il programma, l'ideologia che dovrebbero pilotare il cambiamento. Altrimenti il risultato è il solito: la gente seduta a tavola con la fame, e voi a dire che il pollo no, il pesce no, la pasta no, e che diamine non saremo mica così retro da voler davvero mangiare? È ora di finirla, di cambiare, è vero. Cominciando da voi.

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Chi ci guadagna e chi ci rimette

Posted by Max on 17:29
Da Repubblica-online di oggi:

Vola l'inflazione: a giugno al 4,1%
Prezzi alle stelle, la pasta +25%

Il dato Istat conferma le previsioni più negative. Nel mese precedente era a quota 3,8%. E' il dato peggiore dal 1996. Forte aumento dei prezzi dei generi alimentari in generale. Il diesel fa un balzo del 31,4%

Per l'Eni un semestre da record
Utili a 6,76 miliardi. Più 39,2% nel periodo gennaio-giugno. Risultati migliori sia per i gas che per gli idrocarburi. Scaroni: "Un anno eccellente, a settembre proporrò un acconto di 0,64 euro sui dividendi"

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Lanciati verso il medioevo prossimo futuro

Posted by Max on 11:39
La cosiddetta riforma della giustizia sancirà una volta per tutte che i cittadini non sono uguali di fronte alla legge.
Ne consegue che la legge diverrà (in molti aspetti lo è già) elastica. Ciò che è reato per me, non lo è per te. Io vado dentro, tu resti fuori.
Ne consegue che verrà sancita l'esistenza di una casta, una élite non processabile che di fatto esiste già ma senza il crisma dell'ufficialità che la rende banale quotidianità.
I tagli alle forze di polizia, peraltro, metteranno la casta formata da ricchi e potenti in condizione di dover proteggere se stessa e i propri privilegi con l'esercito, più o meno privato. Anche questo è già in corso.
La riforma del lavoro ha già consegnato larga parte delle nuove generazioni di lavoratori, e una fetta crescente anche delle generazioni meno giovani, a una nuova forma di schiavitù in cui non si possono più fare progetti: non solo progetti di vacanze o di acquisti di beni più o meno voluttuari, ma famiglia, figli, casa.
La consolazione unica dovrà necessariamente venire dalla riscoperta forzosa della religione.
Taci, lavora, non hai diritti, paga, prega e non fare progetti.
Principi, re e nobili del medioevo, se erano "illuminati" facevano meglio di così.
Facile capire che con le riforme di scuola e università, e rincoglioniti dalla televisione, in molti non riconoscano i tratti della società che si va delineando. Scivoliamo in questo nuovo medioevo senza ribellarci. Anzi, più la merda sale, e più aumenta il numero di quelli che credono di disfarsene chiamando a comandare quelli che la procurano.

Auguri.

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Curzio in corto?

Posted by Max on 11:20
Di solito concordo con Curzio Maltese, oggi invece no. L'articolo pubblicato oggi su Repubblica prende una cantonata colossale, anche se mi sembra che contenga il barlume che dovrebbe metterlo in condizione di capire da sé la fonte della sua errata interpretazione. Per far questo, bisogna partire dal fondo del suo articolo, da un concetto che mi trova pienamente in sintonia.

Curzio chiude così il suo articolo: "È la politica che cambia le cose, e quella non c'è più". Sacrosanto. Ma non si può chiudere con una simile constatazione, bensì questa dovrebbe stare all'inizio di un ragionamento che individui responsabilità e alternative, altrimenti la constatazione in questione diventa autocommiserazione e qualunquista. Insomma, siccome la politica non c'è più dovremmo stare con Veltroni? Se questa è la logica conclusione di Curzio, allora le cose sono due: o ieri ha mangiato pesante e ha subito un corto circuito, oppure ho sbagliato io a giudicarlo in passato.

Se la politica non esiste più, di certo non è per causa divina. Chi doveva governare ha governato esclusivamnte il consenso. Chi doveva fare opposizione ha preferito fare altrettanto, accordandosi con chi governava. Quando l'opposizione è andata al governo ha preferito proteggere gli accordi sottobanco a scapito della legalità, della Costituzione, della democrazia e, in ultima analisi, della politica. Mi sembra ci siano fatti di non difficile interpretazione a supporto di questa mia opinione. Fatti, e persino dichiarazioni esplicite (Violante in Parlamento, video disponibile nel film "Viva Zapatero" e su YouTube).

Dunque se le cose stanno così, ne deriva che affidarsi a coloro i quali questa situazione hanno creato o contribuito a creare non ha alcun senso se non in chiave masochista. A questo punto la domanda è perfino scontata: e dunque? Caro Curzio, una volta assodato che Berlusconi e Veltroni (nominati a titolo simbolico come rappresentanti di una certa sedicente classe politica dirigente) sostanzialmente fanno parte di un sistema integrato e finiscono con l'essere funzionali non solo a se stessi ma anche l'uno all'altro, e una volta stabilito che la situazione è deteriorata - non solo per la fine della politica, ma perché la gente fa sempre più fatica a campare - a chi ci si dovrebbe rivolgere? In chi si dovrebbe confidare?

Maltese scambia per spettacolo o per semplice mal di pancia quello che invece è l'ansia e il relativo urlo di un bisogno che si fa ogni giorno più pressante. Non venire oppressi e dimenticati. La richiesta urgente e pressante di tornare a quella politica intesa come bene comune che non c'è più.

Ci si dovrebbe rallegrare del fatto che esistano Beppe, Marco e Sabina, e che in parlamento sieda Antonio. Senza di loro, l'urlo non si sfogherebbe più in maniera pacifica, parlando di dati, mandando a fare in culo un po' di gente (che comunque secondo me se lo merita) e cercando di costruire una alternativa democratica. Con tutta probabilità, invece, tornerebbe a sfogarsi con le P38. O peggio.

C'è modo per verificare chi ha ragione. Secondo Maltese, Di Pietro verrà costretto a dissociarsi, e a termine più lungo verrà ridotto allo 0,5% delle preferenze elettorali. Per il momento non si è dissociato, e io prevedo che l'Idv alle prossime elezioni prenderà un pacco di voti. Staremo a vedere. Per il momento, temo che riguardo a Curzio Maltese avesse ragione Massimo Mazzucco in questo suo articolo del 2007.

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Finalmente

Posted by Max on 01:10
Di Pietro, dice Veltrusconi, ha fatto "il più bel regalo al premier".
Ma, brutta testa di cazzo, i regali glieli avete fatti tu e la dirigenza del tuo pseudo-partito neo-democristiano.

Tonino, tieni duro! Visto come vanno le cose, non potrai che andare in meglio. Veltroni vada pure con Berlusconi e col papa, e tu diventerai l'unico rappresentante di tutti quelli che non si sentono rappresentati e tantomeno tutelati. Un numero destinato a ingrossarsi in modo esponenziale. Verrebbe da dire "purtroppo", ma la storia insegna che oltre un certo limite il purtroppo diventa inevitabile e perfino augurabile. Senza la guerra, avremmo fatto la fine della Spagna, tenendoci Mussolini o chi per lui fino agli anni '70. Quindi venga, e venga presto, la caduta. Servirà almeno a liberarci dei Veltroni, dei Berlusconi, dei Casini, dei Fini e dei Bossi. Poi si potrà finalmente cominciare a ricostruire.

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Incidenti sicuri

Posted by Max on 15:19
Il 5 giugno incidente nucleare a Krsko, in Slovenia. Stamattina incidente nucleare a Tricastin, in Francia. Trentamila litri di acqua radioattiva finita in due fiumi. Per le autorità francesi non ci sono rischi per la popolazione, niente inquinamento delle falde freatiche... praticamente da augurarsi un incidente al giorno.
IL 16 febbraio 2007 incidente a Ringhals, Svezia. Il 16 luglio 2007 incidente a Kashiwazaki Kariwa, in Giappone. L'11 aprile 2006 altro incidente a Aomori, sempre Giappone.

Ma quella nucleare è una fonte di energia sicura. Come no!

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Sospetti

Posted by Max on 13:44
Non capisco se esista un nesso.

a - di queste supposte (hehe) intercettazioni piccanti si sa che riguarderebbero anche Berlusconi, ma i contenuti ancora non sono noti. Però mettono le foto della Carfagna...





b - per ribadire che non è il caso di nascondere i fatti, si fanno paralleli con la storia Clinton/Lewinski...

c - a rilasciare dichiarazioni per il Pdl, oggi, è un certo sig. Bocchino

Mah. Mi viene un sospetto!

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Dialogo col nano radioattivo?

Posted by Max on 14:25
Veltroni vuole il "dialogo" e a me sembra Chamberlain alla conferenza di Monaco del '38. Più concede all'avversario, e più crede di salvare la pace. Lui non vuole mischiarsi con chi gli sta dicendo che dopo la Cecoslovacchia verrà l'Austria, e poi Danzica e poi la catastrofe. Lui, povero ometto patetico, vuole il dialogo.
D'Avanzo oggi dice che "è la democrazia che sta mutando, baby". Serra oggi dice che "è che non c'è più l'etica". Sul fatto che l'etica sia oggetto di interesse per il WWF non ho alcun dubbio: se non è estinta è in rapida via di estinzione. Sulla teoria di D'Avanzo, invece, nutro seri dubbi. Se di mutazione si tratta, assomiglia più a una mutazione genetica dovuta a esposizione alle radiazioni. Il reattore impazzito essendo, naturalmente, il nano Chernusconi.

Sarebbe ingiusto, però, incolpare di tutto il nano radioattivo. Lui "ce prova". Se al reattore vengono a mancare le misure di sicurezza, lui prima o poi esplode, che gli si può dire? Col reattore esploso non si dialoga, si agisce.

Da noi, invece, la mente acuta di Veltroni osserva, vuole il "dialogo", mentre intorno cominciano a nascere bambini senza braccia e cavalli con tre teste lui vuole il dialogo. Altrimenti? No, dico: il dialogo come lo intendi tu, Chernusconi non te lo darà mai. E dunque? Piangi? Rivuoi indietro i tuoi soldatini e con te non gioco più? Un gavettone?

La mutazione, come la chiama D'Avanzo, ha un nome. Si chiama fascismo, e non capisco com'è che l'Europa ha messo in quarantena l'Austria per via di Haider, e a noi che schediamo i bambini rom invece niente.

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Paraculi genetici

Posted by Max on 11:22
Faccio difficoltà a scrivere ancora riguardo alla politica italiana. In realtà faccio fatica a interessarmi ancora all'Italia.
I risultati delle ultime (in senso temporale, ma potrebbe diventare anche un assoluto) elezioni hanno tragicamente risolto quello che era il mio dubbio da molti anni, ovvero se è la classe politica responsabile dell'imbarbarimento della società, oppure se ne sia semplicemente lo specchio. I risultati, secondo me, confermano la seconda ipotesi. Abbiamo ciò che - in larga maggioranza - ci meritiamo e ci costruiamo.

Quelle che ieri erano semplici provocazioni sono oggi una triste realtà. Non siamo il Paese degli "italiani brava gente". Siamo paraculi, niente di più e niente di meno. Un po' babbei e un po' figli di puttana, pronti a vendere la mamma ai nani da circo - e in questa circostanza il riferimento al bandito che presiede il governo è puramente casuale anche se perfetto.

Tutti (o meglio i pochi con un minimo di coglioni), Marco Travaglio in testa, stanno avvertendo dei rischi che la legge sulle "intercettazioni" porta con sé. Nessuno, però, ha ancora individuato l'effetto collaterale. Così come la leggenda vuole che con Mussolini ci fossero meno reati (meno assassini, meno furti ecc.), con la legge sopra citata Berlusconi fra un paio d'anni dirà agli italiani che il Paese è diventato più civile. Niente scandali, niente continui litigi, meno reati. Come nel ventennio. Non perché effettivamente le cose stiano come vengono descritte dal regime, ma perché non si potrà dire né venire a sapere di tante cose. Ma questa non è neppure la parte peggiore.

Quel che è peggio è che tutto questo, come già visto settant'anni fa, andrà benissimo a tanti, forse ai più, fino a quando l'imbarbarimento, l'impoverimento finanziario oltre a quello morale che già c'è, non arriverà al punto di rottura. In quel momento, con le rivolte in strada e i profittatori di regime in fuga, della maggioranza che fino al giorno prima applaudiva non si troveranno che scampoli. Sembrerà che nessuno mai sia stato italoforzuto, nazionalalleato e legaiolo. Tutti diranno che furono costretti dalle circostanze, dalle pressioni del sistema, che non sapevano, non immaginavano, che altrimenti perdevano il posto e altre baggianate del genere. Pronti a saltare su un nuovo carro.

Mai nulla di più vero fu scritto: chi non impara dalla propria storia è condannato a vederla ripetersi. E noi ormai ci siamo, pronti per un altro ventennio. Dev'essere genetico.

P.S. Ho difficoltà a scegliere un'immagine da associare al titolo. Troppi papabili. Accetto suggerimenti.

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Rata-Two-ille

Posted by Max on 15:54 in
Uè, topino, buongiorno.

Sì, so cos'era DP e la votai pure, a suo tempo.
La tua posizione mi sembra molto minimalista. Sei fermo a una desistenza che ha già dimostrato ampiamente di non saper dare una risposta ai problemi.

Certo, Beppe fa politica. Mai sostenuto il contrario. Tutto è politica, ricordi? Quello che sostengo io è che Beppe non cerca il potere personale. Fra fare politica e candidarsi per il potere c'è una bella differenza. Santi, madonnette, guru... Mah, io vedo una persona che contatta esperti di svariati settori che suggeriscono risposte sensate, scientifiche, attuabili. Risposte a problemi cui la attuale sedicente dirigenza del Paese non sa (o non vuole) porre rimedio. Io vedo una persona che chiama gente all'impegno in prima persona. E vedo gente che risponde, che va a ascoltare ciò che viene detto nei consigli comunali, che cerca di interloquire, che invita specialisti a parlare, che spende soldi di tasca propria per sensibilizzare, stampare manifesti e volantini. Questo sarebbe il peggio della politica?

Allora il meglio della politica erano le canne sugli scalini dell'università, i tondini di ferro scagliati con le fionde, le spranghe e le P38? O forse il meglio della politica è Violante che in aula rimprovera l'ingratitudine di Berlusconi al quale "prima delle elezioni vennero fornite garanzie che le sue televisioni non sarebbero state toccate"? O D'Alema che dichiara che non si può fare a meno del sistema delle scatole cinesi, con buona pace di chi l'ha preso nel culo con Cirio, Parmalat e quel che ancora seguirà (Telecom?). Oppure la Bonino che viene a dirci che l'applicazione della sentenza della Corte di Strasburgo (quella che manda Fede sul satellite e restituisce a Europa7 le frequenze usurpate, per capirci) non aveva carattere di urgenza? Pagheremo 300mila euro al giorno di multa, ma non ha carattere d'urgenza. O magari Casini che ringrazia il Vaticano per l'opera di supplenza nei confronti della politica? Come dire, "grazie, papa, che ti dai da fare al posto mio anche se io per questo vengo pagato" (beh, col concordato paghiamo noi anche il papa, quindi tutto ha una sua logica... ma pork!). È questa la miglior politica?

No, votare Bertinotti non mi basta più. Non mi è più sufficiente per sottolineare che così non va, che voglio risposte sensate ai problemi, che voglio maggiore equità, che in galera voglio vedere i figli di puttana veri (Geronzi, per nominarne uno) e non chi si fa una canna. Che un dottore che si rifiuta di prescrivere la pillola del giorno dopo va incriminato e rimosso dal pubblico ufficio. Non mi basta più turarmi il naso e votare "il male minore". Anche Montanelli aveva torto quando diceva che il migliore vaccino anti-Berlusconi per gli italiani è avere Berlusconi presidente del consiglio per un po'.

Insomma, così come mi pareva una cazzata dire che eravamo noi italiani all'estero ad aver fatto vincere Prodi, mi sembra una cazzata mettere le mani avanti e incolpare gli astenuti se Veltroni perderà. La verità è che bisogna cambiare registro, questi politici non lo vogliono capire, e dunque QUALSIASI mezzo va bene. Astensione, Grillo, una esondazione del Tevere, un finto attacco di Al Qaeda come quello dell 11 settembre... purché si cambi registro!

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per Ratatouille

Posted by Max on 15:18
Ciao Ratatouille.

Innanzitutto Grillo non ha alcuna ambizione di potere personale, pertanto associarlo con Peron mi pare fuorviante o in malafede. Forse si tratta solo di una lezione di storia mal digerita. Beppe non è uno che ha fatto nascere un movimento, politico o antipolitico. È vero semmai che amplifica quello che tanta gente, con o senza di lui, pensa e dice da tempo, diventandone una bandiera. Differenza sostanziale. Peraltro una bandiera che - permettimi - fa i compiti a casa, ovvero che dice cose vere, propone alternative concrete, consulta personaggi che sanno quel che dicono (ti consiglio di vederti le interviste contenute nel secondo dvd di Reset) e organizza eventi! Per questo è scomodo e inviso ai partiti: sputtana a gran voce chi ha fatto male, dicendo come si potrebbe far meglio. Intollerabile, per una classe sedicente dirigente come quella che abbiamo in Parlamento. Peggio che intollerabile: rivoluzionario!

Se ne accorge la stampa straniera, ma tanti in Italia assumono una posizione di rifiuto ideologico. I politici e i direttori dei tg dicono che Grillo rappresenta l'antipolitica, e quindi così dev'essere. Madonna, ma con tutto il credito che date ai politici e ai loro lacchè dei (tele)giornali, sembrerebbe che fino ad ora abbiano portato l'Italia sulle vette d'Europa se non del mondo. Invece sono gli stessi cazzoni che hanno messo e continuano a mettere in merda l'Italia. Ma per te l'antipolitica si chiama Grillo. Una logica di ferro.

Tu poi associ chi si asterrà alle prossime elezioni ai parlamentari che si ritirarono sull'Aventino. A parte il fatto che il parallelo è sbagliato, ma è una tiritera che va avanti da tempo e si tratta di una stupidaggine immensa che non ti posso lasciar dire impunemente. La regola è: a ciascuno le responsabilità di propria competenza. Chi doveva fermare le camicie nere non erano i parlamentari, era l'esercito. Chi stava a capo dell'esercito, ovvero il re d'Italia, aveva la responsabilità di ordinare di respingere i quattro straccioni male armati partiti da Napoli. Fu avvertito mentre si trovava nella tenuta di San Rossore da un (mi pare) questore che gli chiese se doveva far stendere il filo spinato e piazzare qualche mitragliatrice sui punti di accesso della città. Il re negò l'autorizzazione. Pertanto l'associazione che stabilisci tu è formalmente, storicamente e anche politicamente sbagliata. Tanto quanto sostenere, ad esempio, che la responsabilità dell'eccidio delle Fosse Ardeatine sia dei partigiani e non dei nazifascisti.

Insomma, nessuno ha detto di voler star fuori dal gioco. Non voleva star fuori dal gioco chi andò sull'Aventino, non vuole star fuori dal gioco chi non voterà alle prossime elezioni. Capiamoci: non è mica che Veltroni o Berlusconi abbiano il monopolio dell'elaborazione di idee, progetti e speranze. Come dicevo: rigettare la complicità con questa classe politica e al contempo darsi da fare per farne crescere una diversa. Non vedo nulla di buttato lì per caso, non vedo rigurgiti antipolitici. Al contrario vedo un moto politico ben preciso, con delle mete molto chiare. Non mi stupisco che i politici si caghino sotto di fronte a questo. Mi stupisco piuttosto che ci siano tanti tossicodipendenti assuefatti alla politica dei Veltrusconi che ancora non hanno capito quanto vengono presi per il culo. O forse l'hanno capito ma a loro sta bene così, magari perché ci raccattano qualcosa?

Pensi che andando a votare potrai cambiare qualcosa di importante? Non lo pensavi anche prima del secondo governo Prodi? Non lo pensavi anche prima del primo governo Prodi? Magari lo pensavi quando D'Alema è diventato presidente del consiglio. Ma eccoci qua, sempre qua e sempre peggio.

Tu preferisci investire in quello che per me rappresenta solo l'ennesimo bla-bla, io preferisco concentrarmi su un'alternativa per il futuro. Ti rispetto anche se credo che sbagli. Per ora sarei onorato se tu riuscissi a fare altrettanto. Concretamente, ad esempio, smettendo di dire cose insensate tipo "chi non vota non può poi lamentarsi" (falso, l'astensione è una scelta, è un diritto che non lede in alcun modo l'altro diritto, ovvero quello di espressione), o la doppia scemenza "grillismo = antipolitica" (falso, non esiste un "grillismo", e se esistesse non rappresenterebbe l'antipolitica perché non chiama al disinteresse ma alla lotta informata).

Ciao.

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Tempus fugit

Posted by Max on 10:29
Ho ricevuto di nuovo posta dal Popolo della libertà vigilata. Ne ho ricevuta dalla Sinistra arcobaleno e naturalmente anche dal Partito democratico (hah!).
Non ho il tempo materiale di rispondere a tutti come ho fatto per Pdl e Idv, ma ecco qui sotto cosa ho scritto in risposta a un amico che mi ha esternato la sua intenzione di voto.


Ciao Marco.
Ti ringrazio per il tuo contributo, che peraltro mi era già noto dagli scambi di opinioni che avevamo avuto. Fa piacere vedere che anche tu hai ritrovato un po' di passione politica.

Come sai, non raccoglierò il tuo invito, optando per una scelta che mi pare rappresenti l'unica vera speranza e - in quanto tale - proiettata nel futuro.
Ritengo che il Paese sia bloccato da uno stuolo di interessi privati a scapito del bene comune. Si notano in tutta la loro magnitudine nel caso di Berlusconi, ma l'espressione più velenifera si trova in quello stuolo di politicucoli di basso cabotaggio, lacchè, portaborse, insomma nel sottobosco che impedirebbe anche al più benintenzionato di riuscire a cambiare qualcosa nel sistema-paese.

Ritengo che l'unica speranza sia un investimento nel ricambio (e in molti casi nella semplice scomparsa) di questo sottobosco. Una volta fatto questo, la caduta e la sostituzione delle teste "grosse" non può che seguire a ruota e in modo naturale e non-violento. Questo il principio. Come arrivarci?

Io tornerò a votare solo laddove mi sia possibile farlo per una lista collegata e riferita al blog di Beppe Grillo, alla faccia di tutti coloro che - per difetto di comprensione, per posizione ideologica, per disinformazione o per puro interesse personale - si ostinano a dire che questa è l'antipolitica (nossignore, l'antipolitica la fa chi non riesce a fare una politica seria, stabile, coerente, produttiva, ovvero la ATTUALE classe presunta dirigente). Di solito sono gli stessi (purtroppo te incluso) che si ostinano a definire la sinistra "radicale", cosa che non è corretta in primis in quanto non esiste una sinistra "moderata" - il PD è tutto tranne che un partito di sinistra - e in secundis perché la definizione di "radicale" presuppone che non ci sia volontà o capacità di mediazione, nonché attribuzione di mete estreme a un programma politico. Ora, sembrando a me che - ad esempio - la tassazione delle rendite finanziarie sia tutto al di fuori che radicale, mentre lo è (in senso più che negativo) la pretesa di difendere posizioni di rendita improduttiva a scapito di salari e investimenti produttivi, rigetto le definizioni ideologiche riguardo alla sinistra, rigetto quelle in malafede riguardo a Beppe Grillo, e mi appresto a lasciare le schede sul mio tavolo a ricordo delle elezioni più inutili e anticostituzionali che la storia-patria ricordi, in attesa che una VERA alternativa bagni le sponde di future elezioni locali.

E naturalmente invito tutti a fare altrettanto. Presentarsi, farsi consegnare le schede, poi imporre al presidente del seggio di registrare le motivazioni per cui si restituiscono le schede non votate, la più importante delle quali è naturalmente il fatto che la legge elettorale è palesemente anticostituzionale.

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Anonimo

Posted by Max on 13:16
Caro Anonimo, innanzitutto se ti firmassi sarebbe carino. Ma venendo alla tua domanda: come ho fatto a votare Di Pietro? Semplice. Number one perché non aveva inquisiti nelle liste. Number two perché è ora di finirla con l'irrisione della giustizia e gli scherzi sul partito delle manette. Chi sbaglia, paga. Chi infrange la legge deve subirne le conseguenze. Solo così in Italia potrà venire instillata, un po' per volta, la cultura della legalità, la mancanza della quale è alla base delle grandi e piccole sopraffazioni che rendono il nostro Paese l'impero dei furbi e dei malfattori (concetti che nella stragrande maggioranza dei casi coincidono alla perfezione).
Scusa, tu per chi hai votato?

Ciao :)

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Tocca ad Antonio

Posted by Max on 15:46
Ricevo oggi da Italia dei Valori, e rispondo a spron battuto.


Ciao Antonio.

Vivo in Germania e alle scorse elezioni ho votato per il tuo partito.
Nella profonda delusione per la prova offerta dal governo Prodi in questi due anni, forse l'Italia dei Valori è stata tra i meno deludenti. Ti devo dare atto del fatto che hai saputo gridare ad alta voce contro certe cose, pur senza spingerti ad affondare il governo. So che dev'esserti costato, in alcuni momenti.
So che sostieni importanti battaglie promosse da Beppe Grillo, e anche questo rappresenta un merito non da poco.
Non capisco, però, la scelta di apparentamento con il Partito Democratico. Non riesco a capire se l'intenzione sia quella di andare a fare la sentinella, il cane da guardia, il guastatore, o che altro. Sono però rimasto molto perplesso da quanto accaduto recentemente in occasione delle tue - condivisibili - dichiarazioni riguardo alle frequenze televisive.
È evidente (e provato anche dalle parole di Violante proposte anche recentemente da Beppe riprendendo un video apparso su YouTube) che esiste un accordo tra i diessini e Berlusconi, accordo illegale e fonte di illegalità oltre che di una scurissima ipoteca sul sistema democratico del Paese. Eppure Veltroni non prevede un cambio di direzione, e l'Italia dei Valori si apparenta col PD.

Nel pieghevole che mi hai fatto recapitare leggo delle Priorità dell'IdV:
- riduzione dei costi della politica...
- sicurezza per i cittadini...
- riduzione delle tasse e sostegno ai redditi e al lavoro...
- attenzione all'ambiente e ai servizi sociali.

Mi sembrano questioni importanti e condivisibili, ma a mio avviso le priorità sono altre, o vanno espresse più chiaramente.

- Legalità e certezza della pena. Bisogna tornare (o andare per la prima volta, forse) verso la cultura delle regole armoniche e del rispetto per esse. Laddove le regole confliggono, diventa difficile rispettarle e diventa poi impossibile perseguire chi le infrange. Ma una volta che esistono regole, chi le infrange va punito. Senza questa certezza, la società non è più tale, bensì diviene il far-west, la giungla, dove il più scaltro e il più forte vincono sui più deboli. Questa, da troppi anni, è la fotografia del Paese e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

- Abbandono dei cosiddetti modelli di sviluppo legati al liberismo selvaggio che hanno allargato la forbice tra ricchi e poveri e anche quella tra ricchi e benestanti. Basta col "capitalismo" delle scatole cinesi e dei furbetti che comprano colossi a debito per poi caricare i prezzi offrendo meno servizi e precarizzando il lavoro. Lo Stato torni ad avere un ruolo di controllo e supervisione nei meccanismi che regolano la redistribuzione del reddito in modo da proteggere soprattutto gli ultimi ed evitare catastrofi come Cirio e Parmalat (e Telecom prossimamente su questi schermi).

- La difesa degli accordi col Vaticano, il che significa opporsi al continuo sconfinamento e invasione di quest'ultimo del campo della politica italiana.

Mi rendo conto che parlare di queste priorità in questi termini possa far gridare "al comunista" da chi ha tutto l'interesse (personale o dei propri protettori) a continuare a speculare. Ma l'opposizione a queste priorità non arriva più "solo" dalla destra di Berlusconi e Fini. Ora arriva esplicitamente anche dal PD, desideroso di mangiare negli stessi salotti con banchieri e bucanieri. Che ci fai tu con loro? Dicono che Grillo rappresenti l'antipolitica. Espressione intrinsecamente molto negativa. Per me l'antipolitica è quella farsa che non produce risultati utili, ovvero gran parte di quel che la classe politica ha combinato da un bel pezzo a questa parte. Sono loro l'antipolitica, non Grillo. Quindi, di nuovo, ti chiedo di spiegarmi: cosa ci fai, tu, insieme a quei mentecatti del PD?

In questo quadro, le battaglie (ad esempio) sul tesoretto sembrano i litigi per l'ultimo goccio d'acqua potabile conteso mentre la nave sta affondando. È indispensabile dare risposte, magari parziali, che diano sollievo immediato in una situazione sotto pressione, ma se non esiste un quadro di riferimento più alto che faccia cambiare rapidamente direzione alla nave, lo scontro con l'iceberg sarà inevitabile con tutte le conseguenze del caso.

Ultimo, ma non da ultimo, sta il fatto che queste elezioni (come del resto le ultime scorse) sono organizzate in base a un metodo che è chiaramente anticostituzionale. Si potrà obiettare che anche con le leggi elettorali precedenti alla fine della fiera il pallino lo giocavano i partiti e non gli elettori, ma non è la stessa cosa e tu, con il tuo retroterra professionale dovresti ben saperlo.

Per tutti questi motivi ti annuncio che alle prossime elezioni non voterò, seguendo il principio per cui le prese per i fondelli hanno raggiunto il punto in cui non desidero più diventare complice di questo sistema, votando sulla base di specchietti per le allodole, speranze poi regolarmente tradite, programmi non rispettati. Sono stanco di dover andare a votare turandomi il naso, di scegliere il "meno peggio", di non sentire e vedere impegni strategici ma solo per l'orizzonte minimalista di tenere la barca appena un filo sopra il livello dell'acqua. Non voglio più premiare chi mi offre il miraggio più colorato. Tornerò a votare solo quando vedrò risultati che mi spingeranno a premiare un candidato, un partito, una coalizione.

Un saluto cordiale e, per cortesia, non inserirmi in alcuna mailing list di propaganda. L'informazione me la cerco da solo. Grazie.

Massimo Oriano

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Posta da e per il Popolo della Libertà vigilata

Posted by Max on 13:09
Oggi ho ricevuto la lettera elettorale di prammatica, quella del Pdl.
Intanto (vedi sotto) rispondo a questa, anche via fax direttamente agli estensori, e poi farò altrettanto quando arriverà quella del Pd. erché arriverà, di tanto sono sicuro. Buon divertimento.

Signor Berlusconi,

sono un italiano residente in Germania da 10 anni e ho ricevuto oggi
una lettera a Suo nome, in cui mi si chiede di dare il mio voto al
Suo partito alle prossime elezioni politiche.

La lettera contiene errori grossolani, di cui cercherò di dar conto
nella forma più stringata possibile e partendo dal punto di vista di
chi, vivendo all'estero e non essendo bombardato dai media italiani,
può guardare alle vicende mazionali con occhio più smaliziato.

1 - il governo Prodi, che pure non ha goduto della mia simpatia, non
ha "impoverito i contribuenti con una valanga di tasse". Ha cercato
invece, seppure in maniera lacunosa e comunque non equilibrata di
operare una redistribuzione del reddito che in Italia appare ormai
improcrastinabile se non si vuole arrivare al punto di trovarsi con
le rivolte popolari in strada. In questo, il governo che Lei ha
guidato per 5 lunghi anni non è affatto esente da responsabilità, anzi!

2 - La "scandalosa e colpevole vicenda dei rifiuti campani", che
tanto ha danneggiato l'immagine dell'Italia - oltre alla salute dei
campani - è davvero scandalosa. Ma, di nuovo, dov'era il suo lungo
governo mentre questa situazione andava maturando?

3 - "La parola torna al popolo sovrano" mi sembra decisamente una
presa per i fondelli. Con la legge elettorale approvata in extremis
dal Suo governo (dopo che durante la precedente legislatura proprio
Lei aveva gridato al colpo di Stato se il centrosinistra avesse
tentato di fare ciò che Lei si è poi permesso), il popolo non è
sovrano proprio di un bel niente. I candidati vengono decisi dalle
segreterie di partito, nessuno è responsabile di fronte agli elettori.

4 - "... sosterremo con sempre maggiore impegno le comunità italiane
all'estero..." In dieci anni di residenza all'estero, io ho potuto
percepire la presenza della politica italiana in due sole occasioni,
ovvero con le lettere elettorali precedenti le elezioni. Prima che ci
si desse questa opportunità di votare, e fuori dalle campagne
elettorali le forze politiche italiane sono, per le comunità
all'estero, semplicemente assenti. Come del resto pare anche sul
territorio nazionale, aldilà dei blateramenti negli studi di Vespa,
Santoro e compagnia cantante.

5 - "Col nostro governo, ... , l'Italia aveva riconquistato un ruolo
di preminenza in Europa e nel mondo, ecc". Signor Berlusconi,
l'Europa non ci ha MAI riso in faccia tanto come nel periodo in cui
Lei è stato presidente del consiglio, tanto da farmi vergognare in
numerose occasioni di essere italiano, e tanto da spingermi in
altrettanto numerose occasioni a tacere o scusarmi pubblicamente a
nome di tutti i miei connazionali. Non basta il fatto che siamo
l'unico Paese al mondo dove al proprietario di televisioni e giornali
viene scandalosamente concesso di ricoprire cariche istituzionali, ma
gli insulti in Parlamento Europeo, le corna nelle fotografie
ufficiali (roba che ormai non fanno più neppure gli studenti delle
scuole medie!!!!), gli apprezzamenti fuori luogo sui premier di altri
Paesi, il servilismo piatto nei confronti delle superpotenze che
stracciano i diritti internazionali e la collusione nella criminale
infrazione delle più elementari regole di democrazia e sovranità
territoriale. Cose che spingerebbero qualsiasi persona con
responsabilità politiche a ritirarsi e anzi a sparire al più presto
dalla scena politica. Questo, naturalmente, in un Paese normale e
democratico quale l'Italia - da tempo - non è.

6 - Vi presentate uniti sotto lo stesso simbolo, ma è una pura
operazione di facciata. Siete sempre un mare di simboli, riuniti per
poter dire che siete maggioranza relativa, ma che in realtà
continuano a essere frazioni. Oltre a ciò, annoverate fra le vostre
fila dei fascisti convinti e a nulla vale (anzi forse questo aggrava
maggiormente la colpa) che vengano imbarcati per questioni di puro
calcolo. Anche Hitler fu messo a capo del governo da forze che
ritenevano di poterlo manipolare facilmente e tutti sappiamo come
andò a finire. Senza dimenticare naturalmente le spinte pesantemente
xenofobe in seno al Suo migliore e più fedele alleato, la Lega Nord.
Un italiano all'estero, fatto oggetto di clichées ben noti e di non
infrequenti dimostrazioni di intolleranza, semplicemente non può
associarsi a partiti che trattano gli stranieri così come nessuno
desidera essere trattato.

Il vero dramma dell'Italia è che c'è un mare di gente che alle Sue
bufale, alla Sua villania, e soprattutto alla Sua incapacità quale
statista è pronta a dare ancora credito.

Lei, signor Berlusconi, non avrà il mio voto ed è un vero peccato.
Abituato ormai a vivere in un Paese veramente democratico come la
Germania, ed essendo profondamente deluso dalla sinistra, se Lei non
fosse ciò che è, e se la destra in Italia fosse una reale alternativa
democratica, non esiterei a votare per un simile partito. Purtroppo,
invece, il suo sedicente Popolo della Libertà tutto è tranne che un
partito moderato di una destra moderna e a me non resta altro da fare
se non protestare per l'anticostituzionalità di elezioni che privano
il cittadino del reale potere di decidere, per un sistema dopato da
media asserviti ai partiti, e infine dimostrare la mia protesta in
cabina elettorale e in qualsiasi manifestazione utile alla
disarticolazione di questo "sistema".

Si vergogni e, se davvero vuole rendere un ottimo servizio
all'Italia, sparisca per sempre dalla scena politica!

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Nuova costituzione

Posted by Max on 11:51
Porca l'oca, e chi l'avrebbe mai creduto? Mi tocca solidarizzare con Demente Tinozza!

Insomma, sono anni, lustri, decenni che tutti sanno che nomine, appalti, concorsi e quant'altro passano per il beneplacito dei partiti. Adesso cosa vogliamo fare, dire improvvisamente che solo lui e i suoi accoliti sono organizzati come una cosca?
Il problema non è l'Udeur: è l'Italia intera a essere governata da diverse famiglie, cosche, partiti, il nome non fa differenza. Regole, leggi, il bene comune sono assolutamente secondari rispetto alla priorità di rafforzare il proprio potere, per continuare a mantenerlo e quasi sempre anche per lucrarci sopra. Sono cose risapute e alle quali bisogna piegarsi, adattarsi o compartecipare attivamente.

Mi viene da ridere pensando alla prima, seconda, domani sarà la terza repubblica. Varrebbe la pena ufficializzare la nostra forma statale, magari adattando la costituzione. Perciò:

Proposta per una nuova costituzione

PRINCIPI FONDAMENTALI

Art. 1
L'Italia è un feudo fondato sul potere totale dei partiti.
A questi appartiene la sovranità, che viene esercitata principalmente e nella massima estensione per il proprio tornaconto.

Art. 2
Nel feudo, il riconoscimento e la garanzia dei diritti dell'uomo sono subordinati all'interesse preminente delle formazioni partitiche. Anche i diritti, così come i doveri, dei cittadini sono flessibili in ragione del beneficio che i partiti-feudo possono ricavarne.

Art. 3
La dignità dei cittadini e il trattamento davanti alla legge dipendono dalla loro appartenenza o meno a una formazione partitica, a un'azienda la cui rilevanza per gli interessi dei partiti sia preminente, e infine dal loro censo.

E così via. Mi sembra molto più corrispondente alla realtà dei fatti. Mica c'è bisogno di essere ipocriti.

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Pagliacci

Posted by Max on 14:49
La moglie di Mastella inquisita in quanto cattolica?
E perché non tirare fuori magari la persecuzione contro le donne?
Quest'anno hanno anticipato il carnevale.

Siamo sempre in attesa della legge sul conflitto d'interessi, il superamento della legge Treu/Maroni, i diritti alle coppie di fatto e omosessuali.

Povera Italia...

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"Il processo a Galileo fu ragionevole e giusto"???

Posted by Max on 09:41
Portiamo Ratzinger a fare lezioni e a tenere discorsi all'università scientifica?
Allora perché non portare un pedofilo a fare lezione di sessuologia alla scuola elementare?
Anche Hitler a parlare in sinagoga.
E, perché no?, Totò Riina a parlare di legalità alle imprese.
Barbablu a parlare di armonia nella coppia agli sposi novelli.

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Perché governano i cattivi?

Posted by Max on 13:43
Oggi un mio conoscente col quale parlo spesso degli avvenimenti, di politica e di filosofia mi ha mandato un link che contiene un articolo di un professore di economia dell'università del Nevada. Ve lo traduco e lo sottopongo alla vostra considerazione, nella sua lucida, disarmante analisi.
Io dentro a questo articolo riconosco un mucchio di facce. Praticamente tutte. Riconosco non solo i mali dei politici ma anche quelli dei dei semplici cittadini furbi per natura o per presunta necessità. E mi chiedo due cose:
- che si direbbe in Italia se un professore universitario o magari Beppe Grillo scrivessero un articolo come questo?
- se è vero quanto sostenuto da questo testo, allora che si fa?

Dal canto mio, credo che il problema non stia tanto nella democrazia in sé e per sé. Credo che stia nei meccanismi di creazione del consenso (mamma che termine terrificante) e nel controllo dei governanti. In questo senso credo che in Italia la democrazia nel senso vero del termine sia già terminata da un pezzo, in favore di una oligarchia formata dal connubio tra economia, politica e informazione (lobbies, politici che le rappresentano, media che ne propalano le menzogne o verità addomesticate). Per taluni versi, credo anzi che una vera democrazia non l'abbiamo conosciuta mai. Prima del fascismo perche mancava il suffragio universale, e dopo di esso perché... il discorso si fa lungo, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Basta con le pippe sulla prima, seconda, terza repubblica. È fumo negli occhi. Sarebbe ora di creare una vera democrazia.


Perché a governare sono i cattivi
di Hans-Hermann Hoppe

«Una delle proposizioni più largamente accettate tra gli economisti politici è la seguente: qualsiasi monopolio è negativo dal punto di vista dei consumatori. Il monopolio viene considerato nell'accezione classica di privilegio esclusivo garantito a un singolo produttore di un bene o di un servizio, vale a dire l'assenza di libero accesso in una determinata linea di produzione. In altre parole, solo un'agenzia A può produrre un dato bene, x. Qualsiasi monopolista del genere è negativo per il consumatore poiché, protetto da potenziali nuovi concorrenti nella sua area di produzione, il prezzo del prodotto x del monopolista sarà più elevato e la qualità sempre del prodotto x sarà inferiore che altrimenti.

Questo verità elementare è stata invocata frequentemente quale argomento in favore di un governo di tipo democratico in opposizione a un governo classico, monarchico o del principe. Questo perché in democrazia l'entrata nell'apparato di governo è libera - chiunque può diventare primo ministro o presidente - laddove invece in una monarchia questo privilegio è ristretto al re e al suo erede.

Invece, questo argomento in favore della democrazia è fatalmente bacato. Il libero accesso non sempre va bene. Il libero accesso e la competizione nella produzione di beni è un bene, ma la libera competizione nella produzione di mali non lo è. Il libero accesso nel business della tortura e dell'uccisione di innocenti, oppure la libera competizione nell'inganno e nella frode, per esempio, non rappresentano un bene, ma un grande male. Allora che tipo di "affare" è il governo? Risposta: non si tratta di un abituale produttore di beni venduti a consumatori volontari. Piuttosto si tratta invece di un "business" impegnato nella ruberia e nell'espropriazione - per mezzo di tasse e raggiri - e la protezione di beni rubati. Pertanto la libera entrata nel governo non alimenta qualcosa di buono. Infatti peggiora le cose, ovvero alimenta il male.

Da che uomo è uomo, in tutte le società esistono soggetti che bramano la proprietà altrui. Alcuni sono afflitti da questo sentimento più di altri, ma gli individui generalmente imparano a non perseguire questi sentimenti o addirittura a vergognarsene. In generale solo un numero ristretto di persone è incapace di reprimere il desiderio per la proprietà altrui, venendo trattati dai loro consimili come criminali e repressi dalla minaccia della punizione fisica. Nel governo "del principe", solo una persona - il principe - può legalmente perseguire il desiderio della proprietà altrui, ed è proprio ciò che lo rende un pericolo potenziale e un "cattivo".

Ad ogni modo, il principe viene limitato nei suoi desideri redistributivi in quanto tutti i membri della società hanno appreso a considerare l'appropriazione e la redistribuzione della proprietà di un altro uomo come vergognosa e immorale. In conseguenza di ciò, ogni azione del principe viene osservata con il massimo sospetto. In evidente contrasto, con l'apertura dell'accesso al governo, a ciascuno viene permesso di esprimere liberamente il proprio desiderio per la proprietà altrui. Ciò che prima veniva considerato come immorale e di conseguenza represso viene ora considerato come sentimento legittimo. Tutti possono bramare la proprietà altrui in nome della democrazia; e ciascuno può perseguire il proprio desiderio per la proprietà altrui, purché riesca a entrare in un posto di governo. Pertanto, in democrazia tutti divengono una minaccia.

In conseguenza di ciò, in condizioni democratiche il desiderio così popolare quanto immorale e anti-sociale per la proprietà altrui viene sistematicamente rafforzato. Qualsiasi richiesta viene legittimata se viene proclamata pubblicamente sotto la protezione speciale della "libertà di parola". Tutto può esser detto e preteso, e tutto è acchiappabile. Neppure il diritto alla proprietà apparentemente più privata viene esentato dalle richieste redistributive. E il peggio è che, soggetti a elezioni di massa, quei membri della società con inibizioni limitate o assenti riguardo all'appropriazione della proprietà altrui, vale a dire a-moralisti abituali con maggior talento nella riunione di maggioranze all'interno di una moltitudine di richieste moralmente disinibite e reciprocamente incompatibili (i cosiddetto demagoghi efficienti) tenderanno a guadagnare accesso e ad ascendere fino alla cima del governo. Quindi, una brutta situazione che diviene ancora peggiore.

Storicamente, la selezione di un principe avveniva per l'accidentale nascita nobile, e l'unica qualifica personale era rappresentata dall'educazione a divenire futuro regnante e preservatore della dinastia, status, possedimenti. Tutto ciò non assicurava che il principe non fosse cattivo e pericoloso, naturalmente. Comunque vale la pena ricordare che qualsiasi principe avesse fallito nel suo dovere primario di preservare la dinastia - che mandasse il Pese in rovina, causasse scontento, agitazioni e rivolte, o in qualunque altro modo mettesse a rischio la posizione della dinastia - doveva affrontare il rischio immediato di venire neutralizzato o assassinato da un altro membro della sua stessa famiglia. In qualunque caso, comunque, anche se l'accidentalità della nascita nobiliare e l'educazione non evitavano che un principe potesse essere cattivo e pericoloso, allo stesso tempo nascita nobiliare e educazione non precludevano neppure che potesse essere un dilettante inoffensivo o una persona buona e morale.

Per contro, la selezione di una classe dirigente per mezzo di elezioni popolari rende quasi impossibile che una persona buona o inoffensiva possa raggiungere la vetta. Primi ministri e presidenti vengono scelti per la loro provata efficienza nella demagogia moralmente disinibita. Pertanto, la democrazia assicura virtualmente che solamente uomini cattivi e pericolosi raggiungano la cima del governo. A dire il vero, quale risultato della libera competizione e selezione, quelli che ascenderanno diventeranno individui sempre più cattivi e pericolosi, ma in quanto reggenti temporanei e intercambiabili solo raramente verranno assassinati.

A questo proposito, nulla di meglio che citare H.L. Mencken. "I politici", annota con il suo caratteristico piglio, "raramente o addirittura mai entrano [in carica] per puro merito, almeno negli stati democratici. Accade, a volte, ma solo in virtù di qualche miracolo. Normalmente vengono scelti invece per ragione piuttosto diverse, in cima alle quali sta semplicemente la loro capacità di impressionare e incantare gli intellettualmente inferiori... Che nessuno di loro si avventuri a dire la semplice verità, tutta la verità e nient'altro che la verità circala situazione del Paese, estera e domestica? Che nessuno di essi si astenga da promesse che già sa non poter mantenere - e che nessun altro essere umano potrebbe mantenere? Che nessuno di essi pronunci una parola, per quanto ovvia, che possa allarmare o alienare uno qualsiasi del branco di coglioni che si raccolgono al truogolo pubblico, nutrendosi al capezzolo che si assottiglia sempre più, sperando l'impossibile? Risposta: forse per qualche settimana all'inizio... Ma non dopo che la questione sia discretamente partecipata, e la battaglia diventi seria... Tutti loro prometteranno a ogni uomo, donna e bambino del Paese qualsiasi cosa uomini, donne e bambini possano desiderare. Tutti loro attraverseranno il Paese cercando le possibilità per rendere povero il ricco, per rimediare l'irrimediabile, soccorrere l'insoccorribile, risolvere l'irrisolvibile, sfiammare ciò che non si può disinfiammare. Tutti loro cureranno le verruche semplicemente parlando sopra di esse, e salderanno il debito estero con soldi che nessuno dovrà tirar fuori dalle proprie tasche. Quando uno di loro dimostra che due più due fa cinque, un altro proverà che invece fa sei, sei e mezzo, dieci, venti, n. In breve, svestiranno i panni di uomini sensibili, candidi e sinceri, e diverranno semplicemente condidati per la carica, proni esclusivamente ad accalappiare voti. A quel punto, se già non lo sapevano prima, sapranno che in democrazia i voti vengono accalappiati non parlando col buonsenso bensì dicendo stupidaggini e a ciò si applicheranno con fervore. La maggior parte di essi, prima che il clamore si sia chetato, avrà perfino convinto se stesso. Il vincitore sarà chiunque prometta di più con la minor probabilità di riuscire a fare qualcosa.»

8 Novembre 2004

(Articolo originale reperibile presso LewRockwell.com)

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