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Scalfari chi?

Posted by Max on 08:46
Buongiorno Marco.

Il fatto che di Beppe si parli così tanto significa solo una cosa: che lo temono. E a buon motivo, direi. O meglio, più che temere lui, temono il fatto che sia riuscito a diventare elemento aggregante di un dissenso che è evidentemente molto più diffuso di quanto dicano i due o trecentomila che siano quelli che sono scesi in piazza a firmare.

Personalmente non sono sorpreso dagli attacchi, specialmente dalla sinistra, e trovo le obiezioni alquanto estemporanee nella loro ilarità. Si lamenta la disaffezione alla politica, poi ci si lamenta se la gente se ne interessa. Allora si dica chiaro che si vorrebbe affezione per la politica così come intesa e interpretata da chi in questo momento sta in Parlamento. Impresa ardua, visti i risultati.

Il pericolo dei poteri forti, paventato ad esempio da Scalfari, è un'altra bubbola buona solo per gli ingenui che vanno al traino dei cosiddetti maitre-a-penser: qualcuno dovrebbe avere il coraggio di spiegare che in Italia al momento non si muove foglia se non sta bene agli adepti del gruppo Bilderberg (Prodi e Padoa-Schioppa), al Vaticano (vedi quel che ne è stato della ricerca sulle staminali, i diritti alle coppie di fatto, gli attacchi alla legge 194 e non dirmi che la si vuole migliorare: migliorare qualche dettaglio è il grimaldello che tentano di usare per scardinarla completamente. L'importante per loro è che si accetti di rimetterla in discussione, poi ci pensano loro...), la Confidustria (basta vedere certe affermazioni - veri e propri diktat - di Montezemolo sulla irrinunciabilità alla legge sul precariato). Quali poteri più forti di questi potrebbero saltare in groppa al popolo del V-Day?

E ancora il pericolo della violenza, del terrorismo che potrebbe esplodere dal movimento di protesta. Beh io ero troppo piccolo nel '68 per ricordare di persona, ma i libri servono per imparare ciò che non si è esperito personalmente. Il '68 nasceva da un afflato di cambiamento rispetto a una società bloccata e inadatta a interpretare i profondi cambiamenti sociali avvenuti sull'onda dell'urbanizzazione e dell'industrializzazione. Anche oggi siamo di fronte a uno scenario economico che è stato radicalmente mutato dal crollo del muro e dal liberismo spinto, oltre che dall'emersione dei giganti India e Cina. Se questa classe dirigente non è in grado di gestire il cambiamento, di elaborare e attuare proposte che se non risolvono i problemi quantomeno ne attutiscano l'impatto, beh allora è naturale e anche giusto che si protesti e si cerchi il cambiamento. Anche la rivoluzione francese è nata da presupposti simili. E anche quella americana, e anche quella russa. Tra l'altro, di tutto ho visto e sentito a seguito dell'8 settembre, tranne che accenni a una qualche forma di violenza. Sempreché non si voglia fare del cabaret e sostenere che certe affermazioni di Beppe siano più pericolose o violente di quelle - ad esempio - di Bossi che parla esplicitamente di fucili, di sciopero fiscale. O delle offese, talvolta pesanti, che in questi ultimi dieci anni si sono scambiati esponenti di rilievo tanto del centrosinistra quanto del centrodestra.

Insomma è evidente che le critiche e le accuse sono del tutto capziose. Una vera e propria campagna denigratoria. La buona notizia, però, è che molti di quelli con cui parlo si dicono assolutamente impermeabili a queste critiche, perché hanno visto e sentito (e sopportato) troppo. E perché misurano certe affermazioni non più sotto una lente ideologica, ma sotto quella degli effetti che questa "classe dirigente" fa loro provare sulla propria pelle. Il che è un argomento incontrastabile da qualunque Repubblica o Scalfari. Del resto, in procura per spiegare come facesse a sapere con anni di anticipo cosa stava succedendo e come sarebbe andata a finire con la Parmalat non è stato un redattore di Repubblica o Scalfari, bensì proprio Beppe.

Una cosa condivido: è triste pensare che in questa Italia, tradizionalmente terra di cultura e d'inventiva, a diventare bandiera di un cambiamento debba essere un comico, per quanto simpatico e arguto. Triste, ma non incomprensibile.

Sono curioso di vedere come proseguirà la questione del "bollino" a liste civiche che rispondano ai suoi requisiti. Se finiranno col farsi assorbire dalla cultura delle spartizioni e della cosca, o se riusciranno a ottenere cambiamenti veri. Ma per tirare bilanci ci vorranno anni. Nel frattempo, se Beppe continua a macinare proposte, sensate e decisamente aderenti a quelle che sono le ferite aperte della nostra società e le urgenze del numero sempre maggiore di gente in difficoltà, temo (anzi spero) che il movimento sia destinato ad allargarsi.
Vedremo.

Volevo essere più corto, invece un pensiero ha tirato l'altro. Scusami.
Buona giornata.
Massimo

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